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Otto
'P' Notri - Senza pelle (Stoutmusic)
"Secondo la legge del caso", prima canzone del disco,
è in potenza un buon singolo, un bel groove iniziale del
basso e delle chitarre, con melodie carine e dirette, che rivelano
un'attitudine molto pop (come in "Amore a fil di rasoio").
La musica degli Otto'P'Notri è un pop elettronico molto
ben curato (il disco può vantare una valida produzione),
dalle chitarre molto semplici e pulite, spesso acustiche, e suoni
in generale molto professionali (non male gli arrangiamenti degli
archi). Ahimè, la voce non è il punto forte del
gruppo: né sgradevole né presuntuosa, ma del tutto
anonima nel mare dei gruppi pop del genere.
L'influenza degli Scisma va al di là di una semplice constatazione,
visto che del progetto fa parte Paolo Benvegnù. La forza
di quest'album è nella sua coerenza, nella sua semplicità
(nessuno strumento è dominante, e si perdono un po' in
nome di una uniformità a volte troppo cercata): peccato
che il tutto suoni come qualcosa di sentito ormai troppe volte.
Lucio Auciello
One Thirty Late - s/t - (Vacation House)
Una bella sorpresa questi One Thirty Late. Post hardcore melodico
sulla scia di Texas Is The Reason e Promise Ring per il quintetto
piemontese, dotato anche di una notevole chiarezza di idee e di
esecuzione. Sei tracce che potranno sia divertire sia emozionare,
equilibrate a dovere nel binomio heavy&emotional. Su tutte
spiccano "No Question", "1:30 Late" con un
cantato da brividi e "Fake Question". Da segnalare,
poi, la collaborazione tra la band e la European School Of Economics
(che ha istituito la prima laurea in economia della Music Industry
e Management dell'Entertainment) che individua in questo disco
dei One Thirty Late un'applicazione rappresentativa della propria
filosofia. Quindi se non vi fidate di me, sappiate almeno che
il presente miniciddì lo segnalano addirittura gli istituti
universitari europei... (Giulio Pescatori)
Othello - Eddie Palermo 2000 - (Good Stuff) / Uomini di Mare
- Sindrome di Fine Millennio - (Good Stuff) Lontano dalle
classifiche e dalle tendenze più modaiole, c'è in
Italia un sottobosco hip hop ancora alla ricerca di un'identità
ben definita. L'etichetta romana Good Stuff sta cercando, in questo
ambito, di produrre dei rappers che sappiano coniugare qualità
e "stilosità". Nel caso di Othello, ci troviamo
di fronte ad una crew propensa ad affilare le sue rime nei confronti
delle problematiche che attanagliano la nostra società.
Godibile nelle basi e apprezzabile nella volontà di esprimere
concetti non vacui, "Eddie Palermo 2000" perde man mano
colpi quando inizia a riprendere sempre gli stessi pezzi, dandone
versioni differenti. Si vede che la sintesi non è una dote
di tutti. Cambia il discorso per quanto riguarda gli Uomini di
Mare. Ritmi rallentati, continui riferimenti alla "dopa",
avvicinano i "guaglioni" all'immaginario dei Cypress
Hill, pur non possedendone la stessa classe. Apprezzabile la voglia
di sperimentare con le metriche (facendosi, in qualche caso, accompagnare
da altri mc) anche se va detto che si arriva con una certa difficoltà
alla fine delle diciotto tracce. (LucaM. Assante)
Oxbow/White Tornado - Oxbow meet White Tornado - (Wallace Records)
Ebbene sì! In Italia, lontano dai riflettori e dalle vetrine
dei media lottizzati, esistono gruppi musicali ottimi che tutto
il mondo potrebbe invidiarci e i White Tornado sono uno di questi.
Perché il loro blues-core, suonato ad una violenza che
i Jesus Lizard manco si sognavano e cantato (quasi vomitato) come
se la triade Howlin' Wolf - Captain Beefheart - Tom Waits si fosse
riunita in terra, è veramente devastante. Dal canto loro
gli Oxbow propongono un brano di solo rumore modulato (inutile)
e uno dei loro bluesacci neri come la pece ma ai quali ci avevano
già abituati. (Romualdo Paino)
The Orobians - Jamaican Tunes - (Gridalo Forte) Mentre
Giuliano Palma & Bluebeaters perdono il loro tempo nel rieditare
l'album dello scorso anno (aggiungendovi tre cover del ''bollito''
Gino Paoli), ci sono altre realtà ''italo-jamaicane'' da
tenere d'occhio. E' il caso degli Orobians. Questa loro fatica
(i ragazzi bergamaschi sono attivi già dal ' 97) è
molto ''cool''. La perizia tecnica con cui hanno affrontato la
rilettura di alcuni temi tratti da colonne oppure l'essersi cimentati
con il ''Prelude n°4'' di Chopin (in vero, potrei citare anche
altre insolite cover) indica che il background da cui attinge
la band è ampio e variegato (sicuramente sarebbe stato
molto più facile riprendere qualche standard jamaicano
evitando simili sforzi creativi). Rocksteady, swing infarcito
di trame ska e reggae si rigenerano prendendo spunti da altri
generi musicali. Una scelta pienamente condivisibile e che da
un valore aggiunto a quanto di buono sapranno offrirvi gli Orobians.
Italo Jamaicano
Old Time Relijun - King Of Nothing
7" - (Wallace/Tennis) Fermi, frenate l'entusiasmo... niente
di nuovo dal quartier generale di Arrington De Dionyso e soci.
O quasi. Fans accaniti e collezionisti estremi sicuramente faranno
a capelli per accaparrarsi una delle 500 copie di questo mini-vinile
pubblicate non dalla K records ma dalle nostrane Wallace e Tennis
records in occasione degli show europei dei tre alfieri dell'ancestrale,
e in vendita esclusivamente durante gli stessi (quindi introvabile
adesso, se non di seconda mano da chi l'ha comprato senza essere
in grado di apprezzarli... incauto oltre che incompetente). Velleità
commerciali zero, come i passaggi radiofonici che questo singolo,
di un minuto e mezzo (mai visto?) avrà (pazzi, coraggiosi, eroici,
ma cosa ci guadagnano da una operazione del genere Wallace e Tennis
? incredibile...), ma d'altra parte non è il tipo di questione
da stare a cuore agli OTR. Piuttosto - e torniamo a questioni
artistiche - è da rilevare sul b-side, più corposo, la presenza
di un "mysterium remix" di 'The Book Of Life And Crime', brano
già presente sull'ultimo "Witchcraft Rebellion", e l'inedito 'Dry
Bones Drum'n'Bass', ossia due minuti di delirante slalom, sicuramente
improvvisato, tra un contrabbasso che più convulso non si può
nel suo ignorare qualsiasi struttura che assomigli a un groove
e una batteria picchiata al massimo in ogni sua componente...
tutto però perfettamente amalgamato (!). Vi rimando agli LP per
i bozzetti naif in cui i tre sono maestri, ma se siete riusciti
a procurarvi questo 7"... non cedete alle lusinghe di chi vuol
strapparvelo.
Roberto Villani
Olio d'Oliva e Di Scemi Vari - Terrore Dal Pianeta Braseiro!
- (Nutria Records) Stanchi dei sussurrati arpeggi del cosiddetto
"New Acoustic Moviment"? Ne avete abbastanza delle cervellotiche,
retoriche acrobazie sonore del post rock? Non ne potete più dei
nuovi trend della musica elettronica? Signore e signori, gli Olio
d'Oliva E Di Scemi Vari sono la band che fa per voi. "Terrore..."
è un incredibile, esilarante concept-album, basato sull'improbabile
storia di un perfido alieno, il Dr.Oliva (imperatore del pianeta
Braserio...) deciso a distruggere il mondo pur di impossessarsi
della preziosa "erba spinella" (...). Colonna sonora della vicenda,
un rock demenziale suonato da otto musicisti di altissimo livello,
che - come spesso capita in questi casi - si muovono sul sottilissimo
confine tra l'assoluta genialità e la più irritante idiozia: i
testi, assolutamente allucinati nonché sboccatissimi, fanno sembrare
i celebratissimi Elio & Le Storie Tese una band da oratorio.
Un lavoro concepito come un imprevedibile, sconvolgente frullato
tra i generi musicali più disparati e un'infinità di citazioni.
E' praticamente impossibile elencare tutti gli ingredienti: punk,
metal, hardcore, folk, cantautorato, Spice Girls, la peggiore
musica leggera italiana concepibile, Jovanotti, jazz, dance cafona,
tecno hardcore, ska, cartoni animati e scazzi vari (la ghost track
è delirio puro)...una varietà che lascia sconcertati. Abbiate
il coraggio di arrivare fino alla fine di questo disco (anche
per cercare di sapere se il Dr.Oliva riesce a realizzare i suoi
piani criminali...io, in verità, non l'ho capito...) e vi ritroverete
con un'enciclopedia completa sulla musica dell'ultimo secolo,
nonché con un antidoto eccellente contro le abbondanti dosi di
malinconia presenti tra i solchi di tanti cd usciti negli ultimi
mesi... Daniele Lama
Onq -The supreme weight - (Ouzel)
Morose - Best regards from Ungary - (Ouzel)
Piccole realtà indipendenti crescono. Come giudicare questa nuova
indie label italiana, all'attivo dal 98', che ha fatto del lo-fi
una scelta di vita? Da sempre le band si dibattono per ottenere
al più presto possibile produzioni super tecnologiche e ultra
perfette. La Ouzel Records (www.ouzel.3000.it)
riscopre invece tutto il fascino di una musica imperfetta, di
un suono grezzo e soffocato. Azzardo, pazzia o semplicemente coraggio?
Cartoline in bianco e nero come copertine, booklet assenti, rappresentazioni
minimali e tutta la magia arcana che può essere rievocata da vecchi
vinili. Due gruppi italiani, nei quali milita lo stesso mentore
Mauro Costagli. I Morose di La Spezia, più accessibili e rassicuranti
nel loro indie-rock acustico e scarno, avvolto da un'aura metatemporale.
Gli ONQ presentano invece un sound estremo, caos noise mono-tono,
in bilico tra improvvisazione e musica sperimentale, alla ricerca
di un modo poco ortodosso di coniugare melodia e rumore. Trascina
in un'ipnosi catartica che sinistramente si insinua tra i lati
più inesplorati del subconscio, creature informi strisciano nell'anima
più oscura della musica. Inquietante. Giusi Lerro
One Dimensional Man - You Kill Me -
(Gamma Pop)
"You kill me", nuovo lavoro del trio ODM, diciamolo subito è un
grande disco. Due album all'attivo, anni di feroci attacchi sonori,
ed il combo veneto scrive, e non esagero a dirlo, un capitolo
importante per il panorama musicale italiano. Ma questo, a dire
il vero, è poco rilevante per una band che non si è mai sentita
dentro certi confini. Già dal primo album pubblicato nel 1997,
definivano un suono molto vicino alla così lontana e sotterranea
scena noise-core statunitense.
Ti venivano in mente gli Unsane e riusciva difficile pensare che
quel gruppo con così tanta personalità potesse essere italiano.
Poi cambiano chitarrista ed il sound diventa ancor più consapevole
e maturo. Ci si avvicina a caldi focolai blues, violenza sonora
più misurata e quindi distruttiva il triplo: era 100 Doses of
Love secondo episodio sempre su Wide records. Questo terzo ed
ultimo della serie, mi piace immaginarlo come una felice intersezione
di due rette, che in quanto tali, avranno sempre un unico punto
d'incontro: il piccolo grande universo "You Kill Me". In 37 minuti
e con una produzione artistica per palati fini i ODM ci raccontano
di quei malanni che proiettano il genere umano in "una sola dimensione".
Cose che vedi, senti, fanno male, che uccidono, ma per le quali
potresti anche morire. Ai confini con una psichedelia acidissima
"No north", "Oh Oh", sfrecciate noise di "Inferno", "The old worm",
eleganza e potenza nella open list "Saint Roy", e poi i piccoli
capolavori "You Kill me" ed "Elvis", miscele esplosive di riff
pesanti e ricerca sempre attenta di forma canzone. La sessione
ritmica sempre più linea guida e mai così precisa, penso sia la
migliore in circolazione attualmente in Italia.
I ODM percorrono strade infuocate di quel post punk fine anni
70, con una vena compositiva al di fuori delle righe. Molti i
riferimenti durante l'ascolto: Sonic Youth, Wire , Buzzcocks,
ed ancora Unsane, ma anche Tool!! e Fugazi. Intendiamoci solo
rferimenti, ma l'identificazione è del tutto personale, con un
Pier Paolo Capovillari (voce e basso) che prende coscienza delle
sue capacità vocali e si mette a cantare. Insomma cosa dire di
più....accattatavill!!!!!!!!! Salvatore Ambrosino
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