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Sylvain
Chauveau
Per l'uso che fa del piano nelle sue composizioni,
è stato paragonato a grandi maestri del passato come Debussy
e Satie. Ma lo stesso Chauveau non sembra essere molto convinto
di questi accostamenti, come ci spiega nell'intervista che segue.
Per i disturbi elettronici che "sporcano" la sua musica
minimale e malinconica, il suo nome è stato affiancato
a quello del guru della glitch-music Christian Fennesz, con il
quale il nostro ha anche recentemente collaborato.
Titolare di tre album col duo ambient-rock Micro:Mega e di un
primo disco solista provocatoriamente intitolato "Le livre
noir du capitalisme", Sylvain Chauveau ha firmato recentemente
la colonna sonora del film "Des Plumes dans la Tête".
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Perché
il titolo "Le Livre Noire du Capitalisme"?
Perché quando ho cominciato volevo fare qualcosa di fortemente
politico, allora ero molto vicino al movimento anarchico. Ho
provato così ad esprimere un concetto del genere. Era
molto importante il titolo in quell'album, trattandosi di un
disco di sola musica. Questa mia militanza è durata fino
ad un anno e mezzo dopo quel disco, poi mi sono innamorato
Nel tuo uso di campioni, suoni, glitch, leggo un intento
chiaramente politico. E' solo una mia impressione?
Non credo sia vero, perché se ascolti suoni, note, è
veramente difficile trovarne il significato razionale. E' un
linguaggio differente, quello della musica, con le sue regole
specifiche.
Ma ad esempio ho trovato geniale l'utilizzo di voci campionate
dai porno unite al piano classico, questa soluzione se non ha
un senso decosruttivo, che senso ha?
Perché il suono era davvero interessante, c'era qualcosa
di molto intenso.
Creava un contrasto con la tua musica così soave.
Si, forse nel passato avrei calcolato volutamente quest'effetto,
adesso, se l'ho inserite è solo perché le trovavo
valide musicalmente.
Ti ci ritrovi nei numerosi paragoni che la critica fa di
te a Satie, Mahler, Debussy?
Ho letto in alcuni articoli paragoni nei miei confronti a Satie,
Debussy, ma la mia musica è in realtà molto diversa:
si, in comune c'è il piano solo, ma non è utilizzato
allo stesso modo. La mia musica è molto più semplice,
molto più immersa all'interno della cultura pop e rock,
con le sue ripetizioni e melodie semplici, accordi più
immediati, facile da suonare.
Non ci vedo veri punti di contatto. Credo che più che
altro che i paragoni scattino perché queste due figure
sono state dei grandi pionieri, due punti di riferimento importantissimi,
specialmente in Francia. Così la maggior parte degli
ascoltatori che cerchi qualche somiglianza con la mia musica
è subito portato a pensare a questi grandi esempi del
passato.
C'è una componente nostalgica in ciò che fai?
Penso alla splendida giostra illuminata presente in copertina
di "Un Autre Decembre". Un sentimento paradossalmente
molto presente nella tradizione elettronica.
Si, assolutamente, credo che ciascuno abbia qualcosa che ha
perso, e che rimpiange.
Qualcosa che cerca, anche inconsapevolmente: un posto dove vivevi,
persone lontane.
Anche un sentimento legato alla crescita, fase in cui ci si
lascia sempre alle spalle qualcosa. Ciascuno ha la propria terra
perduta, anche chi vive tutta la vita nello stesso posto. Un
luogo magari immaginato, che cerco di descrivere con la mia
musica.
Hai conquistato il cuore di Cristian Fennesz, Cosa vi unisce?
E come ti sei trovato a lavorare con lui?
Suonammo insieme a Maggio 2004 in un festival di musica estemporanea.
L'occasione di suonare insieme ci fu perché un giorno,
completamente inaspettata, mi arriva una mail che dice: "Salve,
sono Cristian Fennesz, congratulazioni per il tuo disco, sarei
felice di suonare insieme a te".
Io conoscevo gia la sua musica, trovandola da sempre fantastica.
Prima di quell'occasione non avevamo mai suonato neanche una
nota insieme. Ma ci trovammo bene ad improvvisare. Cominciammo
piano, perché venivo da un concerto molto rumoroso il
giorno prima con la band. Cristian ci assecondava con i suoi
suoni. Data l'esecuzione, non riuscivo a credere che quello
che stavamo facendo non fosse mai stato provato. Il risultato
fu così buono che decidemmo di fare un disco insieme.
La musica che fai come solista è nell'attuale panorama
delle label di elettronica piuttosto atipica, cosa ti ha avvicinato
a questo mondo, come ti ci relazioni?
E' un mistero anche per me. E' strano perché dopo "Le
Livre Noire du Capitalisme" che uscì solo in Francia,
mi arrivarono offerte per il secondo album da FatCat, poi due
mesi dopo anche da Disques du Soleil, così ho lavorato
per entrambi.
Stavo preparando qualcosa che fosse più affine alla linea
editoriale di queste label, con una più presente componente
elettronica, ma non ne ero convinto, così ho buttato
via tutto il materiale e sono ripartito dal piano e da pochissimi
elementi di elettronica.
La FatCat ha ascoltato il lavoro solo alla fine e non ha mai
posto condizioni. Sono stato onorato di lavorare con questa
label in particolare, che tra l'altro mi ha dato l'opportunità
di aprire un concerto dei Sigur Ròs, suonando il piano
davanti a tremila persone.
Nell'uso della foto in bianco e nero del muso di cavallo
in "Le Livre Noire" ci leggo un riferimento a Guy
Debord. Sembra un fotogramma del suo film "Urla in favore
di De Sade", visto anche il titolo, non mi sorprenderebbe.
Anche il riferimento ad un'estetica decostruttivisti pare molto
presente nella tua opera.
Non so molto di Derida e del decostruttivismo. Il pensiero di
Debord invece è stato davvero fondamentale per la mia
formazione. Specialmente nella fase della mia vita più
impegnata politicamente ha rappresentato il modello di chi non
ha mai sentito il bisogno di scendere a compromessi.
PasQuale Napolitano
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