Goodmorningboy
Quando il buongiorno si vede dal…ragazzo!

Una delle migliori sorprese del 2004, nell'ambito dell'underground italiano, porta il nome di Goodmorningboy e del suo album "Hamletmachine". Finalmente anche in Italia, pian piano, stanno venendo fuori una serie di artisti che si presentano in maniera credibile al confronto con i loro "colleghi" stranieri. Marco Iacampo, alias Goodmorningboy, dopo un interlocutorio debutto pare proprio aver trovato una personale cifra stilistica come songwriter introspettivo ed inquieto. Tutte le sue incertezze, legate all'età che avanza ed agli inevitabili cambiamenti cui la vita ci sottopone, vengono estrinsecate in undici composizioni di conturbante bellezza. Aver avuto poi la conferma che dal vivo "il ragazzo" esprime ancor meglio le sue potenzialità, ha aumentato la voglia di scambiarci quattro chiacchiere "telematiche"… :

Domanda banale ma doverosa: perché, dopo la fine degli Elle, hai deciso di optare per la sigla Goodmorningboy e di non usare il tua vera identità? Prevedi di utilizzare una formazione stabile sia dal vivo che in studio?
Me l'hanno fatta mille volte questa domanda. Ogni volta rispondo qualcosa di diverso. Non lo so. Penso mi piacesse e, forse, Marco Iacampo non suonava tanto bene. Per ora rivedo le cose in questa maniera. Sto mettendo su una band. Dal vivo sto gia' suonando con loro. Magari cambio nome cosi' non mi chiederanno piu' nulla a riguardo.
Rispetto al tuo passato con gli Elle, a livello di liriche, hai optato per la lingua inglese (a mio parere, con ottima cognizione di causa): tale valutazione è stata dettata da esigenze meramente artistiche oppure ritenevi che, così facendo, ti si sarebbero potute aprire delle prospettive anche fuori dall'Italia?
L'inglese mi e' piaciuto sin da piccolo. Penso sia piu' facile cantare con questa lingua facendo pop.
Sicuramente non ho visto mai l'Italia come un paese a se stante rispetto agli altri . E' solo una questione politica ma il mio mondo non funziona cosi'.
Venendo ad "Hamletmachine", mi pare che tu abbia messo meglio a fuoco le doti di songwriter rispetto al disco d'esordio: è un'affermazione che ti trova d'accordo? In ogni caso, quali erano i presupposti da cui sei partito per il concepimento del nuovo album?
E che tipo di contributo hai chiesto ai musicisti che ti hanno accompagnato per l'occasione?
Innanzitutto ti informo che intervisti qualcuno che da "Hamletmachine" e' gia' molto distante. Indubbiamente, sotto l'aspetto compositivo, sono migliorato ma non e' questa una ragione per pensare che "Hamletmachine" sia tutto. Quel disco non lo ascolto piu'. Ho voglia di fare cose diverse. Il presupposto e' sempre lo stesso: scrivere canzoni. I musicisti? Gente di cui mi fidavo. A volte ho fatto bene…
L'atmosfera generale del disco sembra riflettere una certa malinconia di fondo, propria delle persone che tendono a porre in discussione se stesse e ciò che le circonda: mettere a nudo le tue emozioni più intime, quanto ti ha aiutato a risolvere i dubbi "amletici" che ti portavi dentro?
Il bello del dubbio amletico e' che resta tale. Conoscendo la propria testa non bisogna aspettarsi risposte. Ci vogliono le palle per accettarlo veramente.
Oltre che della parte strettamente musicale, ti sei occupato anche della grafica del cd, dove sono raffigurati perlopiù disegni di personaggi senza espressione, quasi lasciti lì in balia di se stessi: c'è in ciò una certa linea di continuità con le sensazioni che cercavi di esprimere nelle canzoni o le due cose sono nate da presupposti differenti? E' vero che farai anche delle mostre dei tuoi disegni?
Sono delle tele. Anche lì non avevo presupposti di strano tipo...faccio e basta. Quello che viene fuori dall'analisi e' importante integrarlo fisicamente, non celebralmente. Non serve a nulla. La prossima settimana cambio casa. Forse si sblocchera' qualche cosa. Si, faro' delle piccole mostre. Voglio cambiare stile. Ora sto disegnando paesaggi.
A questo punto, mi verrebbe quasi da dire che "Hamletmachine" sia quasi un concept album…a proposito, perché nel brano omonimo dici " I'm a machine"? Mi sembra un bel contrasto per un musicista che si fa chiamare Goodmorningboy….
Boh?
In questo periodo, già stai mettendo mano a delle nuove canzoni? Credi di proseguire su di un percorso artistico più legato all'introspezione o cercherai altre direzioni?
Intanto cambio casa.
Di recente, ho avuto modo di assistere ad una tua esibizione dal vivo in quel di Napoli e devo ammettere che la tua performance mi ha davvero ben impressionato, soprattutto per l'eccellente resa dei suoni. Da questo punto di vista, credi che di aver raggiunto lo stesso risultato anche in studio di registrazione? Come mai per "Hamletmachine" non ti sei avvalso dell'aiuto di un vero produttore?
Non e' cosi semplice parlare di questa cosa in due parole. Non avevo testa e voglia di affidarmi a nessuno. Ora sono cambiate molte cose. So solo che non faro' piu' niente pensando che qualsiasi cosa faccio vada bene. Ci vuole cura e amore.
Ascoltando la musica che proponi, bisogna supporre che il tuo background musicale fondi le sue radici fuori dai confini italiani…
Yes. Ho cominciato scegliendo il singolo di S Francisco tra i 45 italiani di mia madre. Poi preferivo Madonna e Michael Jackson nei primi anni ottanta. La musica italiana? Ho ascoltato Paolo Conte e De Andre' per un po' ma non mi hanno aperto grandi orizzonti. Marco Parente sta cercando di inserire nuove tematiche all'interno della musica italiana. E' un maestro. Ora ascolto molto l'ultimo disco degli U2, da tempo non sentivo qualcosa di cosi motivato. E Bono canta che mi fa sognare.
Ultimamente, mi sembra che tra i musicisti italiani di area non mainstream, vi sia un deciso ritorno all'utilizzo della lingua inglese: mi dici tre nomi di artisti italiani che, in questo ambito, secondo te potrebbero avere qualche chance di farsi apprezzare anche all'estero?
Non saprei... Elisa?

LucaMauro Assante

 
 
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