Moopo
le confessioni del neofita.

C'è sempre una prima volta, recita un famoso detto. A quanto pare, sino ad ora, nessuno aveva intervistato Moopo, cantautore napoletano-canadese, arrivato di recente al debutto discografico con l'intrigante "The Only Word Of My Prayer". Seppure l'età anagrafica del nostro non è proprio bassissima, egli mantiene una genuina passione nei confronti della musica e di ciò che ruota intorno ad essa. Un atteggiamento che sarebbe auspicabile riscontrare in tanti suoi colleghi "pseudo artisti", dotati di una grande prosopopea, in vero, molto fastidiosa…. Effettuato questo personalissimo sfogo, lascio la parola al buon Moopo:

Come e quando nasce il Moopo musicista?
Se si intende quando, per la prima volta, ho suonato uno strumento, credo di ricordare che più o meno a 15 anni ho messo le mani su una chitarra acustica (pessima), dimenticata a casa mia da un amico. Non c'era altra scelta che creare subito qualcosa di nuovo, perché non potevo essere in grado di suonare niente di quello che ascoltavo da quando avevo 5 anni. I risultati potevano però essere interessanti solo per qualche avanguardia o per uno psicoanalista.
Se vogliamo riferirci, invece, a qualcosa che è più in stretta relazione con il mio recente cd, allora va richiamato il nome di Paolo Messere, l'incontro e l'amicizia con questo artista speciale più di 15 anni fa, con il suo magnifico gruppo di allora, gli Handle With Care, e le loro esecuzioni dal vivo di una mia canzone ("Mupo's Song"). E così fino al 2000 e all'avvio del progetto Seahorse Recordings, con Paolo che mi spinge a registrare alcune canzoni in un momento particolare della mia vita. Diciamo che se sono un musicista lo devo ad amici che mi hanno lasciato qualcosa nella mia vita, anche per distrazione.
Ho notato che aleggia una certa aura di mistero intorno alla tua figura. Sia nella biografia allegata al cd (peraltro redatta in parte da te in inglese) che altrove, non si fa assolutamente cenno alle tue esperienze precedenti ma tutto è incentrato sulla musica. Un atteggiamento poco usuale nell'ambito della scena indie-rock nazionale e non, dove in molti farebbero carte false pur di avere un attimo di celebrità personale…
Nessun mistero. Ho giocato con le parole nella mia biografia, anche molto ingenuamente, solo per divertimento. Non mi rendevo conto che questo non avrebbe aiutato il routinario lavoro di qualche recensore.
Con il senno di poi, sono contento che sia andata così. La maggior parte delle critiche, positive o negative, hanno solo a che vedere con quanto c'è nel disco. Comunque se si vuole sapere di più basta chiedere: non penserò certo di dare risposte false "pur di avere un attimo di celebrità personale".
Entrando nello specifico, parliamo un poco del tuo album "The Only Word Of My Prayer". Essendo il tuo primo disco ufficiale (almeno così presumo), credo che tu avessi un bel po' di canzoni nel cassetto. Quale criterio hai seguito nello scegliere le tredici che poi hai inserito nella tracklist definitiva?
Si, ci sono altre canzoni che sono rimaste fuori. Le scelte non sono soltanto state meditate sotto la produzione artistica di Paolo, ma anche eseguite in stato di pigrizia, di disordine, per semplice dimenticanza, con dubbi irrisolti, con problemi tecnici banali e non, etc.
Tuttavia, secondo me, è sorprendente che, nonostante tutta questa apparente casualità, è venuta fuori un opera omogenea, anche nei testi. Esiste un criterio ed è quello dell'inconscio, forse…C'è da dire che su qualche rivista alcuni censori si sono lamentati del fatto che il cd duri troppo. Che dire? Io non sono mai riuscito a leggere una rivista di musica per intero eppure non mi lamento.
In effetti, scorgendo le note di copertina, ho letto che il disco è stato registrato nel 2002. Perché è passato così tanto tempo per la sua pubblicazione?
Visto che è stato prodotto a Napoli, poteva passare anche altro tempo. In più io sono stato in Canada per tutto il 2003 e la Seahorse si stava avviando allora.
Si è scoperto tutto quello che serve per produrre un disco dalla A alla Z, copertina compresa, man mano che si andava avanti, superando ostacoli di ogni genere e armandosi della pazienza biblica che molti napoletani conoscono bene. Se non si è battuto il record di tempo, ci cospargiamo il capo di cenere.
Una bella mano, nella realizzazione di "The Only Word Of My Prayer" ti è stata data da Paolo Messere e la sua Seahorse Recordings. In che modo è nato il vostro incontro? In cosa è consistito l'aiuto di Paolo?
In parte ho già risposto a questo. Aggiungo solo che Paolo è un vero musicista che da anni si fa sentire e vedere in un mondo di finti sordi e di finti ciechi. Da parte mia, oltre a cercare di ascoltare e osservare, ho tentato anche di non fare il muto, nonostante sia mupo (se ne cerchi il significato su internet).
Un giorno Paolo ha voluto mettere su nastro quel poco che avevo da dire, scarno come una preghiera con una parola sola, appunto. Il suo aiuto è stato determinante per moltissimi aspetti.
Pur avendo puntato su di una produzione alquanto spartana, nel disco ti fai aiutare da vari musicisti per completare la veste sonora di alcuni brani: avevi paura di creare un disco troppo "uniforme"? E' stata una tua idea o hai seguito i suggerimenti di Paolo che è stato il produttore del disco?
Nella sala della Seahorse hanno girato, e girano tuttora, dei musicisti eccezionali. Non approfittare della loro presenza e della loro stima, sarebbe stato come sputare su una bella pastiera napoletana.
L'unica paura che avevo è che mi si negassero. Chi mi conosce sa che io adoro i musicisti di ogni genere (e pure la pastiera). Per loro porto il massimo rispetto (per inciso, vorrei che questo rispetto fosse condiviso dai sempre più numerosi rompicoglioni che ai concerti chiacchierano e schiamazzano pensando di avere davanti una TV e non delle anime suonanti). Sentire suonare qualcuno su una propria composizione senza alcuna imposizione da parte nostra è stato qualcosa di straordinario, forse l'aspetto più affascinante e più autentico dell'intera esperienza. Ai quei musicisti va il più sincero dei ringraziamenti.
Il trittico iniziale, formato da "Around The World", "Above Me" e "Up", a mio parere, mostra il lato più "solare" del songwriter Moopo mentre il resto della scaletta sembra tendere più all'introspezione: era un effetto voluto? Più in generale, per te, "The Only Word Of My Prayer" è una raccolta di canzoni o bene o male c'è un filo logico che lega tutti i pezzi?
Come dicevo, più che un filo logico, sembra esserci una traccia inconscia. La scelta dell'ordine dei brani è stata travagliata (ho cambiato idea almeno una decina di volte) e, tolti i brani iniziale e finale, il resto della scelta è stata dettata essenzialmente dall'istinto. Alla fine secondo me risulta una specie di viaggio in compagnia di due amiche, Amore e Morte, che inizia con un giro intorno al mondo ("Around The World") con un omaggio a "Around The World In Eighty Days" di Jules Verne, una delle mie prime letture infantili (il mio immaginario british insieme a "In The Court Of Crimson King"); per finire con la scoperta di un altro se stesso ai confini tra il proprio e l'altrui universo ("The Youniverse Bound") con qualche piccola citazione-omaggio nei testi a "When The Music Is Over" dei Doors, altra passione giovanile. E forse anche qui ci vuole lo psicoanalista.
Parlando con qualcuno alla fine di un mio concerto mi sono accorto che il suo percorso di ascolto del mio disco corrisponde a questa traccia, quasi come in un fenomeno di chiaroveggenza di aspetti delle canzoni che ritenevo fino ad allora solo qualcosa di personale.
Considerato il fatto che è passato un bel po' di tempo dall'effettiva realizzazione dell'album, a posteriori, cosa ti ha insegnato quest'esperienza? Già stai mettendo mano a nuove composizioni?
Compongo quasi ogni giorno e di fatto non mi interessa fare molto altro in campo musicale per ora. Banale a dirsi, ma la realizzazione di questo album mi ha certamente reso una persona nuova. Non so se peggiore o migliore di prima, ammesso che abbia senso chiedersi una cosa del genere. O forse sono la medesima anima di sempre che si guarda da una prospettiva diversa.
Del resto anche agli amici, che si stanno ancora chiedendo se la voce del disco sia veramente la mia, sembro un uomo nuovo ("ma sei tu?!"). Mi viene in mente "Citizen Kane" di Orson Welles sul tema dell'imperscrutabilità dell'animo umano e della propria identità nascosta agli occhi degli altri.
Pensi di esibirti dal vivo per promuovere il disco? Sarai da solo sul palco o pensi di metter su una band vera e propria? Presenterai solo i brani del cd o proporrai qualche inedito o magari delle cover?
Come ho detto prima, sono concentrato a comporre. Per adesso promuovo il disco cercando di rispondere solo alle tue gentili domande per le quali ti ringrazio di cuore. Sto incontrando altri musicisti e questo mi fa piacere in ogni caso. Se si presenterà una occasione di suonare in posti e con persone decenti (pubblico compreso), non si mancherà all'appuntamento. Non per promuovere o bocciare niente e nessuno, ma così…solo per fare musica.
Quando si vuole mettere a nudo la propria anima, si deve cercare di farlo con e davanti a persone che ami. Se davanti ci sono persone che preferiscono pagare birre in sovrapprezzo al padrone del locale, mentre fanno gli schizzinosi davanti ai prezzi delle tue sudatissime autoproduzioni, significa che ci si sta spogliando davanti alla gente sbagliata. Forse il ruolo di voi giornalisti in questo può essere importante: se si incominciassero a recensire anche i locali dove si dice che si propone musica dal vivo, ma di fatto succede che si vende solo birra e consumazioni, allora forse la musica cambierebbe davvero.
Oggi si suona in locali dove se l'unico problema è l'acustica, ci si deve ritenere baciati dalla fortuna, artista e pubblico. Ho sentito dei locali in città chiudono, compreso certi noti negozi di dischi. In realtà credo che ci sia da parte dei cosiddetti operatori del settore molto pressappochismo e parecchia dabbenaggine.
Concludendo: c'è qualcosa che non ti ho chiesto e che ti piacerebbe aggiungere?
No, basta così. Le tue domande sono numerate fino a 10, ma i punti interrogativi sono 15, e già sono assalito dai dubbi che io abbia risposto adeguatamente. E' la mia prima intervista e mi sono accorto di aver anticipato le risposte ad alcune tue domande successive. Me ne scuso: spero che questo venga interpretato come un segno della schiettezza delle mie dichiarazioni.

LucaMauro Assante

 
 
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