Mylo
Non solo Ottanta?

Uno degli sport musicali più in voga, riguarda da sempre la ricerca del classico "tormentone" estivo ossia quel singolo brano o album capace di riempire le piste da ballo quanto di accontentare, nel migliore dei casi, gli appassionati più esigenti. Stavolta potrebbe toccare a Myles MacInnes, alias Mylo, un ottimo piazzamento in entrambe le categorie o quasi.
Di sicuro nel suo album, "Destroy Rock & Roll", appena distribuito in Italia, non mancano delle potenziali hit "danzerecce", che tanto rimandano ai famigerati anni ottanta. Altresì , complice un lungo soggiorno francese, nel disco si odono gli echi di Daft Punk e Air, a testimonianza che il nostro, oltre ad aver assimilato bene i capisaldi della fine dello scorso millennio, ha prestato attento orecchio anche agli ultimi fenomeni in ambito elettronico. Di passaggio in Italia, abbiamo quindi chiesto al diretto interessato alcune delucidazioni sul suo percorso artistico:


di Luca M. Assante

Sinteticamente, mi puoi raccontare quali sono state le tue esperienze prima di pubblicare "Destroy Rock & Roll"?
Mi chiamo Myles MacInnes - in arte, Mylo. Sono nato nell'isola di Isle Of Sky, un posto che si trova sulla costa ovest della Scozia, a cinque ore da Glasgow ed Edimburgo. Nel 2001, all'età di 22 anni, ho cominciato a fare il produttore. Il mio album ("Destroy Rock & Roll", ndr.) è uscito un anno fa in Inghilterra per la mia etichetta, la Breastfed Music. Adesso è stato distribuito in tutto il mondo grazie all'accordo con la V2.
So che nel corso degli anni hai avuto modo di viaggiare molto: hai vissuto a Londra, Parigi e Los Angeles. Come definiresti queste tre metropoli occidentali e quale impatto musicale hanno avuto su di te?
Londra è un posto terribile dove vivere oltre che molto cara. Sicuramente è una delle "capitali" della musica, specie nel campo dell'elettronica. Ho dei bei ricordi, invece, di Parigi. Lì avevo una ragazza ed una splendida casa.E' stato un periodo in cui insegnavo per mantenermi e conducevo una vita assai rilassata. Durante quell'esperienza ho avuto modo di conoscere il cosiddetto "french touch" , cose tipo Daft Punk, Air.
Presumo che ciò si senta anche nel mio disco. Los Angeles "is a crazy town", molto differente da zona a zona e con un tempo magnifico. Vi ho conosciuto un sacco di gente "bizzarra", sempre intenta a fare mille cose. Musicalmente, da quelle parti, ho ascoltato molta roba del sud-california anni'70: Steely Dan, Eagles, Jackson Brown. Oltre che hip-hop della "west coast", Dr Dre e Dj Shadow, che ora però risiede a San Francisco.
Hai registrato il disco nell'isola dove sei nato, Isle Of Sky. Sempre lì, nel febbraio del 2004, hai presentato dal vivo per la prima volta il tuo full-lenght: mi spieghi il perché di questa scelta?
Isle Of Sky è un bellissimo luogo dove crescere. Ci ho passato i migliori anni della mia vita. Fin da piccolo, scorazzavo per l'isola con la mia gang di "bikers" alla ricerca di nuove avventure. Ci torno ogni volta con piacere. E' una zona perfetta per concentrarsi e non avere distrazioni. Penso di registrare lì il prossimo disco. Del resto, per "Destroy Rock & Roll", ho fatto la stessa cosa. Una volta finito il disco, nel febbraio del 2004, organizzammo un party di presentazione della mia live band. Abbiamo invitato qualche giornalista e un po' di amici. Il tutto si è svolto sotto l'effetto di grandi bevute di whisky: è stato meraviglioso!
Hai una tua etichetta, la Breastfed Music, fondata con alcuni amici. Eppure il tuo disco, almeno in Italia, esce col marchio V2: come mai? Ora che stai ottenendo un discreto successo a livello artistico, riesci ancora a seguire la tua label?
Tutto è partito dall'ottimo riscontro ottenuto in Francia dal mio disco che era in licenza alla V2. I tipi dell'etichetta hanno successivamente deciso di distribuirlo in tutta Europa. Pensa che prima, in Italia, avevo messo in commercio solo il singolo "Drop The Pressure", grazie all'aiuto della Energy.
E' bello avere una mia etichetta indipendente in UK ma per avere una capillare distribuzione internazionale bisogna per forza affidarsi a grosse strutture. Certo nell'ultimo anno tra promozione, live show e dj set non ho avuto il tempo materiale di fare altro. E' meglio, comunque, seguire poche cose ma bene piuttosto che il contrario. Prima o poi voglio rendere più efficiente l'organizzazione della mia label e mettere sotto contratto altri musicisti.
"Destroy Rock & Roll" è, fondamentalmente, un album di elettronica. Hai già pensato a come renderlo dal vivo?
All'inizio, prima che l'album fosse pronto, non avevo realizzato che mi sarebbe servita una vera band. Solo nel 2004, come ti accennavo precedentemente, sono stato "costretto" a mettere su una formazione che mi accompagnasse dal vivo ed abbiamo fatto il nostro primo concerto nella chiesa sconsacrata di Isle Of Skye. Dopo di allora, abbiamo iniziato a ricevere un sacco di richieste per i nostri show. Adesso il gruppo è composto da basso, batteria, un ragazzo che si occupa dei sintetizzatori ed altre macchine, oltre me che suono tastiere e chitarra. Abbiamo fatto più di cento concerti tra Inghilterra, Argentina, Brasile.
Non credo che avrei mai venduto 170.000 copie del disco se non avessi fatto dei tour. Ovviamente c'è una grossa differenza tra un mio live show e un dj set. Amo essere un dj , ma tra le due situazioni, preferisco di gran lunga suonare dal vivo col gruppo.
Sia nel tuo album, che in molti altri lavori di stampo elettronico, si sente una forte influenza delle sonorità che caratterizzarono gli anni '80. Secondo te, tutto ciò, a cosa è dovuto?
In un modo o nell'altro, c'è sempre un riciclo di idee dal passato. Magari i produttori del nuovo millennio, sono cresciuti con quella musica. Tieni conto che quello è stato un periodo d'oro per il pop. In realtà, all'epoca è nato il connubio tra pop ed elettronica, una delle evoluzione fondamentali della musica odierna.

 
 
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