Nikki Sudden
Il Pirata del Rock'n'Roll

Giramondo infaticabile. Sperimentatore new wave con gli Swell Maps alla fine degli anni '70. Più tardi rocker nostalgico legato indissolubilmente all'estetica rock'n'roll di fine anni '60/primi '70 (Rolling Stones, Bob Dylan, Humble Pie, T. Rex e Faces sono sempre stati i suoi numi tutelari). In oltre 25 anni di carriera Nikki Sudden ha lasciato tracce preziose nel suo percorso artistico. La sua opera è stata recentemente rivalutata dall'etichetta canadese Secretely Canadian che ne ha ristampato gli album degli anni '80 in versione rimasterizzata e con l'opportuna inclusione di bonus-track e foto inedite. Oggi il "loser" inglese corona un sogno: realizzare il suo disco più classico, assieme al suo gruppo The Last Bandits, vari amici (tra cui Anthony Thistlewaite dei Waterboys) e soprattutto due dei suoi idoli come Mick Taylor dei Rolling Stones e Ian McLagan dei Faces.
Comunque essere arrivato all'isola del tesoro - il disco si intitola per l'appunto "Treasure Island" - non sembra sufficiente per l'iperattivo pirata del rock'n'roll che continua a tenere un centinaio di concerti all'anno, ha appena finito di lavorare all'album postumo di suo fratello Epic Soundtracks, sta scrivendo un libro su Ron Wood e ultimando la sua autobiografia…
Non abbiamo potuto fare a meno di incontrare questo rocker amabile, loquace e dai modi raffinati.

Nikki, cosa hai fatto negli ultimi sei anni, dall'uscita di "Red Brocade" fino alla recente pubblicazione di "Treasure Island"?
Dopo essere stato in tour per promuovere "Red Brocade", ho dovuto riformare la band con musicisti che stessero in pianta stabile a Berlino. Ho incontrato un bassista inglese, John Clifford Barry, e un batterista francese, Stephane Doucerain, ma ci sono voluti due anni per rodare il gruppo in modo che suonasse come io desideravo.
Poi c'è stato il lavoro di produzione di "Treasure Island" che ho totalmente finanziato, dalle registrazioni alle sedute fotografiche, alla copertina. Abbiamo iniziato a registrare nel 2002 e ci sono voluti due anni per portarlo a termine anche perché bisognava far combaciare mille esigenze: i soldi, la disponibilità dei musicisti e del produttore John Rivers, la mia presenza in Inghilterra, e così via. E comunque in questo periodo non sono stato certo inattivo: ho pubblicato il mio "best of" intitolato "The Last Bandit", ho tenuto circa un centinaio di concerti all'anno, ho curato la ristampa dei miei album degli anni '80 per la Secretly Canadian e dei due dischi degli Swell Maps e la pubblicazione di un album postumo di mio fratello, Epic Soundtracks.
"Treasure Island" suona come un tributo al tuo periodo preferito del rock'n'roll: la fine degli anni '60/i primi '70. Come ti è venuto in mente di realizzare un album di classic rock come questo?
La fase del rock'n'roll che preferisco sono i medi anni '70. La tecnologia è migliorata esponenzialmente nel corso degli anni, ma io continuo a pensare che i migliori dischi, dal punto di vista del suono, sono stati registrati tra il 1968 e il 1976. Così ho cercato che anche il mio nuovo album suonasse come la musica che amo.
Ad esempio in "Looking For A Friend" il punto di riferimento è stata "Sweet Little Rock'n Roller" di Rod Stewart su "Smiler", mentre per altre canzoni mi sono ispirato agli Humble Pie oppure ai Free o ai T.Rex. Alla fine però le canzoni finiscono per suonare alla tua maniera, per cui non è che decidi di fare un album di "classic rock"…esce fuori così!
I Rolling Stones e i Faces sono due dei tuoi gruppi preferiti. Come sei entrato in contatto con Mick Taylor e Ian McLagan e come è stato suonare in studio con loro?
Ho chiesto loro di suonare su "Treasure Island" e mi hanno detto di sì…ma ci sono voluti un paio di drink per convincerli… Registrare con loro è stato un sogno diventato realtà. Il primo giorno di session con Ian abbiamo registrato cinque canzoni: le abbiamo provate un paio di volte e poi incise subito. Mac ha suonato l'Hammond e il piano, e in serata ha realizzato le sovraincisioni. I Faces erano dannatamente "cool" e rasentavano la perfezione, per cui avere Mac sul mio disco è stato come ricevere il primo "marchio di approvazione". BJ Cole è stato il secondo. Mick Taylor il terzo.
Mick si è presentato alle session con la sua ragazza e senza chitarra. Ne ha presa una in studio e si è messo a suonare. Io stavo lì a guardare le sue dita, le sue mani, mentre suonava e pensavo "ma come diavolo ci riesce?". Suona meravigliosamente e senza nessuno sforzo. Sono davvero grato a Mick e Ian per la loro presenza su "Treasure Island" e credo che ci saranno ancora sul mio prossimo disco.
Quali sono le canzoni che preferisci su questo album ?
Le amo tutte, anche se ho una certa predilezione per "Fall Any Further", "House Of Cards", "Stay Bruised" e "Treasure Island".
La tua carriera è lunga e la tua discografia è ricchissima. Suggerisci tre dei tuoi dischi ai nostri lettori…
Degli Swell Maps, "Jane From Occupied Europe". Dei Jacobites "God Save Us Poor Sinners" o "Robespierre's Velvet Basement". Mentre il mio album da solista preferito, puoi non crederci, è proprio "Treasure Island". E' una bella sensazione avere realizzato il miglior album da solista dopo trentadue anni e trentatré dischi…
Gli Swell Maps, il tuo primo gruppo, erano una formazione new wave minimale e sperimentale, mentre la tua carriera da solista ha sempre avuto un distintivo tratto rock'n'roll. Come è avvenuto questo cambio stilistico?
Non ho cambiato nulla consapevolmente e neanche mio fratello. Alla fine Epic ed io siamo tornati alle nostre radici musicali. Si è trattato di un'evoluzione naturale, senza forzature, e posso dirti che più musica ascolto, più amo la purezza del rock'n roll.
Stai compilando un album con le ultime registrazioni inedite di Epic Soundtracks. Cosa mi puoi anticipare di questo disco?
Si tratta delle canzoni che Epic stava registrando per il suo ultimo album "Good Things" assieme a Kevin Junior. Epic e Kevin sono gli unici musicisti sul disco. Sono fondamentalmente dei demo registrati l'anno prima che morisse (Epic Soundtracks fu trovato morto nel suo appartamento nel 1997, NdR). John Rivers ed io abbiamo fatto del nostro meglio perché il disco suonasse bene. Uscirà quest'anno per un'etichetta americana.
Sei anche alle prese con i tocchi finali della tua autobiografia che uscirà quest'anno per i tipi di Fazi/Lain. Cosa puoi anticiparmi ?
Che ci saranno molte storie inedite. Ogni volta che mi viene in mente un aneddoto riguardante la mia carriera, penso "dovrei scriverlo e metterlo nel libro!", ma generalmente la mattina dopo me ne sono dimenticato. Quelli che ho ricordato, li troverai nella mia autobiografia!
So che stai pure scrivendo una biografia su Ron Wood. Perché hai scelto proprio lui tra i membri dei Rolling Stones e cosa di Wood ha acceso in particolare il tuo interesse e la tua curiosità?
Il libro è incentrato sui primi due album di Ron Wood, sull'addio di Mick Taylor agli Stones e sull'ingresso in formazione di Ron. Ma parla anche dello scioglimento dei Faces.
Nessuno finora aveva scritto qualcosa circa le session di "I've Got My Own Album To Do" (il primo album solista di Wood, pubblicato nel 1974, NdR), degli Stones, dei Beatles e dei Faces riuniti nello scantinato della casa di Ronnie a Richmond per registrare un disco. Ho trovato l'intero argomento ricco di fascino. Oggi vorrei non avere mai iniziato a scriverlo, perché devo portarlo a termine! Devo ancora intervistare Ron, e poi Mick Jagger e Keith Richards e infine Rod Stewart. Ci vorrà del tempo, ma una volta completato si tratterà di uno dei migliori libri mai scritti sugli Stones!

Roberto Calabrò

 
 
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