Marc Leclair - Musique pour 3 Femmes Enceintes (Mutek)

Il nome non sembra dire granchè di conosciuto, ma i più attenti avranno riconosciuto dietro di esso il marchio di Akufen, il musicista canadese rivelatosi al Mutek festival del 2000 e da allora lanciatosi a capofitto su una miriade di lavori pubblicati, oltre che dall’omonima e connazionale etichetta, dall’Olimpo delle electro-labels più specializzate, sotto anche altri moniker che perlopiù riprendono, anagrammaticamente (Anna Kaufen, Nefuka, ma anche Horror Inc.), la principale ragione sociale.
Il ritorno ai veri dati anagrafici non è casuale. “Musique pour 3 Femmes Enceintes”, nel discostarsi dalla dance targata Akufen, è anche, come il titolo suggersice, uno sguardo ad un evento fondamentale, e particolarissimo, della vita “reale” – donde questa firma come, effettivamente, “se stesso”. L’album è stato infatti concepito durante la gravidanza della consorte di Marc e, in contemporanea, di altre 3 amiche, e ovviamente da tali sconvolgimenti ispirato.
Cosa può uscire fuori da una ideale colonna sonora di un accadimento così intimo – fisicamente – e dalla durata tutt’altro che fugace? La residenza di un feto nel liquido amniotico fa pensare a un sound appunto “liquido”, che si diluisce secondo una connotazione prettamente ambient.
Bersaglio centrato in pieno. A partire dalla tracklist (i titoli non fanno altro che riportare il numero di 7 giorni pescati a caso nel corso dei fatidici 9 mesi, più il primo e, 274mo, l’ultimo) il personalissimo “parto” di Leclair non tradisce ciò che ci si potrebbe aspettare da un disco del genere, benchè – e credo sia evidente – tutt’altro venga consigliato di ascoltare alle donne in dolce attesa. L’estrazione del diretto interessato porta l’ambient di “Musique” nei territori di un minimalismo elettronico che può quasi considerarsi come un updating del Brian Eno di 3 decadi fa: carezzevole e suadente, ma anche brillante nel fabbricare texture che potrebbero apparire come rarefatte ma che invece si presentano, per fare una metafora, come fitte intelaiature di tessuti finissimi: micro-samples, chitarra processata, e qualche dose di 4/4 mai però in bella mostra.
Facile, potrebbe dirsi. Ma il pregio di Leclair sta nell’essere riuscito a conferire, a un sound solitamente affetto da una “freddezza” e asetticità quasi in sé connaturate, un’essenza calda, morbida, avvolgente: “Musique” non è una rampa di lancio verso una dimensione “aperta”, non è psichedelia discreta che esplora vasti spazi, ma è la riproduzione sonora di un ambiente sì chiuso, ma confortevole (per il pupo, s’intende!), giustappunto come come un grembo materno. Finchè non si rompono le acque, beninteso…

Bob Villani
(01/08/2005)




 
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