aa.vv. - Lo Zecchino d’Oro dell’Underground (Snowdonia)

Del coro dell’Antoniano e del mago Zurlì non sembra essere rimasta grossa traccia nella testa degli italici bimbi d’oggi, schiavi imberbi di costosa gadgeteria (non i big jim di una volta) – quando non già di cellulari superaccessoriati – di videogames ad effetto bulldozer sul cervello (non lo stimolante topolino di una volta), di tv che ti mostra tutto e subito senza difficoltà (non le immaginifiche figurine calciatori di una volta).
Cosa si fa per combattere questo stato delle cose? Poco, forse nulla, consci che il mondo è così strutturato per rincoglionire tutti, non solo i minori. Un tentativo più che simbolico però lo compie Snowdonia, l’etichetta del panorama indie nostrano che ha saputo allietare – come anche rovinare – parecchie ore della nostra vita dedicate all’ascolto delle relative produzioni, e che mancava all’appuntamento della compilation dalle primissime (e ormai lontane) ore di “Sbim Sbam”.
Ma questa è tutt’altra storia. Innanzitutto i contributi sono stati sollecitati anche “fuori casa” – con riscontri anche sorprendenti: passino i Mariposa, che bambinoni un po’ lo sono, ma che ci fanno dei blockbuster come i Marlene Kuntz qui sopra?! – ma ancor più rilevante forse è la circostanza per cui ognuno dei firmatari di questo “appello pro-infanzia sana” ha dovuto trascinare con sé (con le buone, ci è dato credere) un bimbo/a nell’esecuzione vocale del brano offerto – con tanto di relativi foto e “temino sulla musica” in booklet. Chi altri poteva pensarci se non i responsabili di quelle copertine così naif-pasticcione? E saranno veramente i piccini, nella testa di Cinzia e Alberto di Snowdonia, il target di questa compila?
Probabile. Ma tocca a noi narrare dei Toychestra, di cui i bimbi non saprebbero granchè, e neanche noi a esser sinceri, se non che si tratta di una band di San Francisco (poffarbacco!) – e non dei nostri A Toys Orchestra – la cui obliqua e mutevole ‘cantilena del ragno’ (‘Spider Lullaby’, appunto) funziona mica male come intro. Del vero inizio si ha traccia, guarda un po’, in quei Maisie che dell’etichetta coinvolgono tutto lo “stato maggiore” e che sembrano aver messo definitivamente da parte quelle inestricabili avanguardie che non capiva nessuno. Intanto i piccini vanno anche forte nel brano degli Amari, hip hop band friulana altrove spompata ma qui in sorprendente forma german-tronica, mentre le tastierine dei Saint (non Franz) Ferdinand avrebbero fatto meglio a restare senza supporto vocale – anche adulto. E spuntano poi fuori anche i crepuscoli emotivi dei Blessed Child Opera (in connection coi Maisie in passato e anche nel prossimo futuro), che svettano con stupendi arrangiamenti di viola.
Più irritante invece la nonsense degli eS, trovati con miglior ispirazione su quanto fatto per Fosbury, mentre ai misteriosi eh300244a bastano due minuti di pseudo-Hendrix in loop e strilli perfora-timpani dei loro piccoli ospiti per ritorvarci già esauasti. Più ganzo l’etereo refrain dei Land – che sanno anche tener meglio a bada le loro piccole pesti – mentre i Masoko sanno quasi di cartoni giapponesi (altro svaporato mito dell’infanzia). I Marlene Kuntz fanno se stessi con la versione alternativa di ‘Bellezza’, mentre i Mariposa fanno gli Afterhours, deturpando ‘Male di Miele’ (!!) con i casio e con il bimbo più stonato del lotto. Quasi inquietante è il collage giocattolo dei Taxi_So Far, laddove gli Aidoru approfittano della situazione per tornar loro stessi bambini. Spiccano e spaccano i Rosolina Mar de-rockizzati, mentre gli Hello Daylight chiudono con del robotismo a buon mercato tenuto su solo dal test snocciolato dalla band ai bimbi. Nessun vincitore, ma non confondiamola con una situazione di tutti perdenti…

Roberto Villani
(27/07/2005)




 
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