Bron y Aur - Vol.4 (Bar la Muerte; Burp; Dizlexiqa; Wallace)

Il nome scelto da questo gruppo milanese è mutuato da una bella canzone dei Led Zeppelin, mentre la copertina ed il titolo del disco sono una palese dichiarazione d’amore verso il quarto dei Black Sabbath, inoltre la musica e lo spirito rigoroso nell’esecuzione e nella compoizione rivendicano la vicinanza artistica nei confronti di band quali King Crimson, Amon Duul, Area: tutti riferimenti relativi ad un preciso e circoscritto periodo storico musicale – l’inizio degli anni 70 –, dunque? proprio così... i Bron y Aur ci ricordano anche con questo loro quarto lavoro – dopo l’esordio omonimo conosciuto come “Red Album”, poi “Quien Sabe?” ed il recente “Between 13 & 16” – quale irripetibile momento creativo si raggiunse allorchè hard rock, psichedelia e progressive esplosero contemporaneamente in Gran Bretagna, lanciando artisti ed idee che ancor oggi rappresentano riferimenti assoluti per buona parte della musica indipendente.
“Vol.4” è un EP di quattro tracce per una durata totale di 21 minuti, uscita prevista per il Settembre 2005, ed il suo baricentro si chiama ‘Amanita’s Mood’ (non sono bravo con gli anagrammi, ma dal titolo della canzone mi pare possa uscir fuori qualcosa del tipo: “I’m Satana Doom”...): 7 minuti di arditi saliscendi per due chitarre folli e sconnesse tra loro che sembrano emerse da un complicatissimo spartito di Robert Fripp, ed un impianto basso batteria jazzistico e molto possente. Inappropriato e riduttivo parlare di stoner rock con riguardo a questo gruppo, secondo me.
Appare invece interlocutoria ed irrisolta ‘M2424’, improvvisazione anch’essa strumentale che mostra le strepitose capacità tecniche e l’intesa perfetta, dopo 10 anni di attività insieme, di Fabio, Luca, Marco e Fiè, ma il pezzo gira a vuoto prima del botto finale proprio come certe irritanti sperimentazioni dei King Crimson nell’ermetico “ThrackAttack” del 96.
Poi c’è ‘Bring it on Home to me’, riproposizione di un blues di Sam Cooke del 1962, cantata molto bene qui da Luca Ciffo con voce grassa e piena di sentimento, ed una breve coda sabbathiana come ghost track che non poteva assolutamante mancare con una copertina del genere.
Il sito ufficiale del gruppo e la loro biografia sono su http://bronyaur.interfree.it/.

Fausto Turi
(29/07/2005)




 
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